Il Rescritto Pontificio a Fernández – nuova falsificazione del Dicastero per la dottrina della fede

Testo originale croato pubblicato il 14 gennaio 2024

Quando un giorno verrà pubblicata la bi(bli)ografia oggettiva del cardinale Victor Manuel Fernández, amico e stretto collaboratore argentino del Papa, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ci sarà molto da leggere. Dalle noterelle personali erotiche e pornografiche quasi al livello del Marchis de Sade, passando per l’imposizione dell’immoralità e della sodomia all’intero mondo cattolico, fino alla falsificazione di documenti ufficiali. In questa segnalazione ci soffermiamo solo su un’altra delle sue falsificazioni, di cui in alcuni punti si è timidamente e parzialmente scritto, ma poiché tocca direttamente il nostro portale, è importante che lo segnaliamo anche noi. Soprattutto perché rivela nuove possibilità di frode, evidenti nei poteri presumibilmente concessi dal Papa a Fernández in un’udienza inesistente e in un documento contraffatto.

Studiando, segnatamente, la Risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede a mons. Negri sulla questione circa la possibilità di partecipazione delle persone transessuali e omosessuali ai sacramenti del battesimo e del matrimonio (31 ottobre 2023), abbiamo ravvisato non solo una serie di carenze dottrinali, ma che anche l’intero documento era falsificato. Lo abbiamo pubblicato nel testo: Fernández, oltre ai Dottori della Chiesa, ha falsificato anche la firma del Papa del 13 novembre 2023? Il documento non conteneva nemmeno informazioni elementari per poter concludere che si trattasse di uno scritto ufficiale. Inoltre non conteneva la firma del Segretario del Dicastero né l’indicazione che fosse stato accettato durante una sessione del Dicastero per la Dottrina della Fede, così come anche una nota che il Papa lo approvò e ne ordinò la pubblicazione. Invece, contrariamente alla pratica precedente, oltre alla data dell’udienza e al nome del Prefetto, c’era solo la firma del Papa scansionata e incollata da una fonte sconosciuta. A causa di una carenza così grave, il suo valore ecclesiastico resta discutibile, cioè, in senso stretto, il documento è nullo.

Ciò che è stato fatto dopo quella scoperta suscita ancora più incredulità e solleva la questione di quanto sia disposto a spingersi l’attuale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede nella falsificazione. Nel tentativo di nascondere le irregolarità rilevate, prima sono scomparsi senza lasciare traccia i link diretti ai PDF difettosi precedentemente pubblicati e i documenti sono stati pubblicati in forma testuale, come era consuetudine prima che il cardinale Fernández assumesse l’incarico di Prefetto, ma sempre senza firma del Segretario, senza nota che sono stati accettati nella plenaria del Dicastero, e che il Papa li ha approvati e ne ha ordinato la pubblicazione. Al posto di questi dati i documenti riportano solo il nome del Prefetto, la data dell’udienza e aggiunto “Francesco”. Considerato ciò, resta ancora grande il dubbio se gli altri membri del Dicastero fossero a conoscenza del contenuto di questi documenti, e soprattutto se li abbiano accettati. Tenendo presente che in questi giorni il cardinale Arthur Roche, attuale Prefetto del Dicastero per il Culto Divino, si è lamentato del fatto che il suo ufficio non è stato consultato nella redazione, pubblicazione e applicazione del testo della dichiarazione Fiducia supplicans (18 dicembre 2023), e le conseguenze le sente direttamente anche tale Dicastero, possiamo supporre che il lavoro venga svolto in modo analogo, passando sotto silenzio, all’interno del Dicastero per la Dottrina della Fede, cioè che i suoi documenti siano il frutto di un accordo interno e diretto tra il Papa e il Prefetto.

Con la dichiarazione Fiducia supplicans si coglie un cambiamento più grave, visibile nell’aggiunta del nome del Segretario in calce al documento (come, per la validità, prescrivono il Codice di Diritto Canonico al can. 474 e Regolamento Generale della Curia Romana nell’articolo 131 par. 7, così come conferma la pratica consolidata della Congregazione e Dicastero per la Dottrina della Fede, indiscutibile fino all’arrivo di Fernández), ed è accompagnato da un divertente-bizzarro annuncio aggiuntivo che mira a dimostrare l’autenticità della dichiarazione. Si tratta del PDF del lasciapassare della Prefettura della Casa Pontificia datato 14 dicembre 2023, che dovrebbe confermare che il 18 dicembre 2023, alle ore 8 il Prefetto e il Segretario del Dicastero siano stati ricevuti in udienza di Papa Francesco che ha poi approvato tale dichiarazione. Anche se non dubitiamo che l’udienza sia realmente avvenuta e che il Papa abbia approvato la dichiarazione, riteniamo comunque importante mostrare la leggerezza che l’ha accompagnata e che accompagna anche tutte le azioni del prefetto Fernández. La tessera è stata quindi emessa il 14 dicembre 2023, ma a parte l’intestazione della Prefettura della Casa Pontificia e lo stemma pontificio, non c’è né timbro, né firma, né sigla, né numero della tessera, né qualsiasi altra informazione ufficiale che possa confermare l’autenticità. Ancor di più, l’autenticità dovrebbe essere confermata dal timbro di ricezione del Dicastero per la Dottrina della Fede che vediamo sulla tessera e che reca la data di ricezione – 15 dicembre 2023, ma su di essa non è scritto alcun numero di protocollo, il che significa non solo che quel giorno la tessera non è stata registrata, nemmeno fino al giorno della pubblicazione del PDF, ma forse neanche affatto. E se è stato protocollato, senza numero, è stato fatto senza regole procedurali ordinarie. Inoltre, essa non conferma di per sé che l’udienza sia realmente avvenuta, e soprattutto non conferma che si riferisse alla dichiarazione Fiducia supplicans, poiché il nome di tale documento è stato scritto a mano solo successivamente. Tutto sommato, una prova come questa potrebbe essere preparata da uno scolaro medio delle scuole elementari in pochi minuti. In altre parole, la dichiarazione sarebbe più credibile senza questa “prova di autenticità”. 

In aggiunta a quanto sopra, vale la pena sottolineare che al momento non esiste alcun Prefetto della Casa Pontificia, perché tale servizio è stato svolto dall’arcivescovo Georg Gänswein, segretario personale di Papa Benedetto XVI, fino al 28 febbraio 2023, e poi Papa Francesco, secondo un comunicato pubblicato solo il 15 giugno 2023, lo ha destituito e gli ha ordinato di ritornare nella sua diocesi natale il 1° luglio (anche se nei comunicati della Sala Stampa della Santa Sede del 4 marzo e del 19 maggio 2023 è elencato come Prefetto). In ogni caso, non c’è nessun capo della Prefettura della Casa Pontificia perché il Papa non lo ha ancora nominato, e l’assenza di un sigillo, di una firma o anche di una sigla su detto lasciapassare, l’assenza di un numero di protocollo sul sigillo di ricezione del Dicastero per la Dottrina della Fede, nonché l’assenza di un Prefetto della Casa Pontificia dimostrano quale disordine regni negli organi vaticani.

Ma, molto più seriamente, soprattutto sotto il profilo delle conseguenze giuridiche, si dovrebbe prendere a vera falsificazione apparsa sul sito del Dicastero per la Dottrina della Fede il 15 dicembre 2023, datata però falsamente, cioè mal calcolata, 21 ottobre. È stata pubblicata solo in croato e italiano, e in essa leggiamo quanto segue:

»Il Santo Padre, nell’Udienza concessa in data odierna al sottoscritto Cardinale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha confermato che solo la firma del Sommo Pontefice, apposta in calce a qualunque testo, risposta o documento afferente a questioni di competenza della Sezione Dottrinale del Dicastero – anche precedenti a questo Rescriptum – conferma la Sua approvazione e la Sua autorizzazione all’eventuale pubblicazione dei medesimi.«

Si tratta di un Rescritto che mira a invalidare le critiche rivolte al Prefetto Fernández per falsificazione e a confermare che il Papa sostiene pienamente la sua opera, e con la sua firma conferma che tutti i documenti pubblicati dal Dicastero per la Dottrina della Fede sono stati approvati e che ha autorizzato Fernández per pubblicarli. Tuttavia, secondo il bollettino quotidiano della Santa Sede del 21 ottobre 2023, sembra che Fernández non sia stato in udienza con Papa Francesco quel giorno, anzi neanche per tutto il mese di ottobre, quindi sembra opportuno citare il proverbio popolare: Una bugia ha le gambe corte. A meno che non si tratti di un’udienza segreta, talmente segreta da essere nascosta anche alla Sala Stampa. Dato che il segreto pontificio non è stato rimosso dalla Nota confidenziale su alcune questioni canoniche relative al transessualismo, che sarebbe stata adottata il 21 dicembre 2018, e in base alla quale la risposta è data a mons. Negri, contrariamente al precedente insegnamento della Chiesa, non sarebbe stata la prima volta che si ricorreva ad un argomento segreto.

È vero, rimane la possibilità che la data sia stata accidentalmente scritta male, ma dato che il documento è stato pubblicato il 15 dicembre 2023, più di un mese dopo la scoperta della falsificazione di Fernández (13 novembre 2023), sembra più probabile che la data sia 21 ottobre – 18 giorni prima della pubblicazione della controversa Risposta a mons. Negri – scelta con l’intento di confermare la base giuridica del falso scoperto e squalificare chi aveva accennato alla frode. C’è una probabilità ancora maggiore che il cardinale Fernández, a differenza degli altri capi di altri dicasteri, non abbia affatto bisogno dell’accesso al protocollo del Papa, e ciò è indicato dal fatto che la Sala Stampa della Santa Sede solo il 9 dicembre 2023, probabilmente con l’intenzione dichiarata di conferma di credibilità, registrò per la prima volta che il Papa lo ricevette in udienza. Comunque sia, il Rescritto non è stato adottato e pubblicato in modo regolare e le circostanze mostrano che uno dei suoi obiettivi è quello di coprire le tracce. 

Vale la pena fare riferimento anche alla firma del Papa, di cui si parla nel Rescritto e che, anche retroattivamente, dichiara legali e legittimi tutti i documenti di Fernández. Nel corso dei secoli, infatti, i Papi si sono firmati con il nome PP, con i numeri romani, ad esempio Pius PP. XII, Paulus PP. VI, Ioannes Paulus PP. II, Benedictus PP. XVI, e tutti i documenti furono originariamente scritti in latino, o almeno si conosceva la lingua originale, e presero il nome dalle prime due parole del documento. Papa Francesco non ha un numero romano, ma non ha nemmeno PP, abbreviazione di pater patrum (padre dei padri), che rimanda al significato del servizio e dell’autorità del Santo Padre, ma solo “Francesco”. La questione è, quindi, quale sia il reale valore delle sue firme sui documenti del Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, cioè se si debba considerare che li ha firmati in qualità di Romano Pontefice o solo in qualità di un privato a cui è stato chiesto di fare il suo autografo? Poiché il Papa ha 88 anni, è giusto esprimere preoccupazione se le sue capacità fisiche e mentali siano sufficienti per gestire l’intera Chiesa Cattolica, così come esprimere dubbi sul fatto che Fernández, che ha 26 anni meno, approfitti di lui in questo senso. 

Va inoltre ribadito il fatto che i documenti non sono più scritti in latino, ma in lingue vive, e le traduzioni sono disposte in ordine alfabetico, per cui spesso è impossibile sapere quale sia il testo originale e a cosa fare riferimento in caso di discrepanze, che non sono rare. Quindi, anche per quanto riguarda la questione del Rescritto, si nota una grave differenza tra il testo croato e quello italiano, cioè secondo l’italiano sembra che il Papa abbia dato a Fernández un’autorizzazione in bianco a pubblicare nel suo nome eventualmente (“eventuale”) qualsiasi testo (“qualunque”) “di competenza della Sezione per la dottrina” di quel Dicastero. Oltre al fatto che esiste una differenza significativa di contenuto tra le due lingue e che nulla indica quale documento sia autorevole, è importante sottolineare che fino al prefetto Fernández il mandato di pubblicazione veniva regolarmente emesso solo specificamente e soltanto per documenti che avevano subìto una procedura valida, cioè è incredibile anche il pensiero che Fernández avesse il permesso del Papa di pubblicare qualunque cosa che voleva. Tutto ciò dimostra che i documenti pubblicati dal Dicastero per la Dottrina della Fede durante il mandato del prefetto Fernández presentano molteplici carenze di carattere dottrinale, pastorale e, soprattutto, giuridico.​

E infine, è interessante notare che, più o meno contemporaneamente alla pubblicazione del Rescritto, sul sito del Dicastero per la Dottrina della Fede sono improvvisamente apparse le traduzioni dei documenti di Fernández in croato, oltre a ripetere che il Rescritto era pubblicato solo in croato e italiano. Più precisamente, da quando il cardinale Fernández è stato nominato Prefetto, un solo documento non è stato tradotto, ad eccezione della dichiarazione Fiducia supplicans e del suo chiarimento del 4 gennaio, che presumiamo siano in preparazione. Questo è un segno che in Croazia ci sono forze molto agili, vicine a Fernández, che cercano con tutte le loro forze di presentare al mondo la Chiesa tra i croati come estremamente liberale, anche se ciò non corrisponde alla realtà oggettiva. È vero che l’Episcopato croato tace regolarmente su quasi tutti i temi importanti e un po’ spinosi, ed è diventato particolarmente silenzioso di fronte alle controversie suscitate da papa Francesco e dal cardinale Fernández, consentendo così a un vescovo di spargere zizzania sul campo dei fedeli, ma ciò non significa che la gente non riconosca di cosa si tratta e che lo approvi. Al contrario, vede il suo padre spirituale, che allevia molto il peso di questi tempi difficili, nel vescovo emerito di Mostar-Duvno Ratko Perić, che regolarmente con le sue parole chiare testimonia e mostra qual è la via di Dio e ciò che è il precipizio. In questa luce, è importante evidenziare la sua riflessione sulla dichiarazione Fiducia supplicans

Concludiamo che non solo la Fiducia supplicans ha subìto un annacquamento completo, ma lo stesso si può dire per tutti gli altri documenti di Fernández. In altre parole, nessuno dei documenti pubblicati dal Dicastero per la Dottrina della Fede durante il mandato del prefetto Fernández ha valore canonico e non vincola nessuno, perché la loro credibilità si basa su un’udienza inesistente e su un documento contraffatto. Se, infatti, secondo il Rescritto, tutti i documenti di Fernández vengono dichiarati legali e legittimi, anche retroattivamente, ciò significa che allo stesso modo – a causa degli abusi sopra menzionati – vengono anche retroattivamente annullati. Resta da chiedersi quale ruolo abbiano giocato le forze agili croate in tutto questo.